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Le proposte del Travel Solution Club - Feed Rss - by Travel Specialist

domenica 19 novembre 2017

Facciamo viaggiare i nostri figli

Facciamo viaggiare i nostri figli.
So che di fronte a queste parole molti di voi diranno che è difficile. Qualcuno penserà subito all’aspetto economico, altri alla lontananza, altri ancora proveranno paura e vorranno cacciare questo pensiero.
Non vi preoccupate, è normale.
Io ero esattamente come voi quando mia figlia, dopo il primo anno di università, mi ha detto di voler partire per un anno all’estero.
Non potevo e non volevo accettarlo. Per me che sono vedovo, oltretutto, era quasi inconcepibile l’idea che la mia unica figlia se ne andasse.
Mi sono sentito abbandonato, ho pensato che avrei perso ogni punto di riferimento nella mia esistenza. Non potevo crederci e mi sono immediatamente opposto: le ho detto di no, che non appoggiavo la sua scelta e non volevo che se ne andasse.
Lei non ha fatto una piega, ha accettato e mi ha detto che non sarebbe partita, che non c’era nessun problema.
A quel punto, ho capito. Non lo dimenticherò mai quel momento, perché è stato lì che ho capito tutto: viaggiare non è una questione personale. Non è una fuga. È semplicemente un percorso di crescita.
E ora lo posso dire con certezza, con il famoso senno di poi: un giovane che non viaggia, non cresce!
Quella stessa sera non riuscii a dormire, nonostante avessi la certezza che mia figlia sarebbe rimasta a casa con me. Non dormivo perché pensavo alle opportunità che le stavo negando.
Proprio io che raccontavo con orgoglio di quella volta in cui da ragazzo partii per Londra per cercare fortuna, tornando a casa qualche tempo dopo con pochi soldi ma l’anima piena di belle cose.
Proprio io che provavo un senso di disagio talmente forte da rasentare la vergogna quando vedevo, sul lavoro, ventenni che portano il curriculum, carichi di speranze che verranno inevitabilmente infrante.
Proprio io che, guardandomi intorno in questa grigia città del nord Italia, mi chiedevo quale futuro potessero avere mia figlia e i suoi coetanei, sperando che almeno loro ne vedessero uno. Io non lo vedevo.
Quella stessa notte ho capito che non potevo fermarla.
Non potevo farle un torto del genere, non potevo mettere la mia persona a intralciare il suo percorso di vita. Voleva provare un’esperienza di un anno in Australia, e chi ero io per impedirglielo? Quale diritto avevo per infrangere sul nascere il suo sogno?
Viaggiare è costoso, è vero. Ma cari genitori, vi assicuro che non c’è nessuna formazione migliore per i vostri figli. I soldi che spendete per farli viaggiare sono i migliori soldi che spenderete nella vostra vita.
Lasciare andare un figlio è doloroso, è vero.
La distanza vi logorerà, vi farà stare male. Ma con il tempo capirete che non lo avete abbandonato, e soprattutto che lui o lei non ha abbandonato voi.
Forse ve ne renderete conto solo alla fine, quando lo vedrete tornare: avete lasciato partire un ragazzino e vi troverete davanti un adulto, che nella maggior parte dei casi sarà più felice e realizzato.
Non esiste una soddisfazione più grande di questa per un genitore. Non c’è niente di meglio, specialmente se hai deciso di essere parte di questa crescita e non di ostacolarla.
Vi chiederete come faccio a sapere tutto questo.
In quella famosa prima notte non ho chiuso occhio ma ho preso una grande decisione: avrei pagato il biglietto aereo per l’Australia a mia figlia.
Quando gliel’ho detto era incredula, ma aveva capito tutto ciò che avevo attraversato. Mi ha detto “ti voglio bene, papà” e in quelle parole c’è tutto quello che un genitore può desiderare.
È partita poche settimane dopo.
Non mi importava nulla che saltasse un anno di università, ciò che volevo era che vivesse un’esperienza che non avrebbe mai più dimenticato.
Le ho pagato il volo e le ho dato una piccola somma, ma le ho fatto capire che poi se la sarebbe dovuta cavare da sola una volta arrivata laggiù.
Fa male dire una cosa del genere alla propria figlia che si troverà da sola dall’altra parte del mondo, ma i sentimenti non dovrebbero mai ostacolarci nella strada verso i nostri obiettivi.
Mia figlia è stata in Australia per un anno intero.
Il primo periodo è stato difficile, passavo le giornate a chiedermi cosa facesse e se stesse bene. Non è stato semplice stare da solo, ma lo rifarei mille volte. Non cambierei una virgola, le direi di andare, divertirsi, conoscere il mondo e crescere.
Viviamo in un’epoca in cui tutto questo si può fare davvero, con qualche piccolo sacrificio.
Mia figlia ha lavorato in tre città diverse. Ha raccolto ortaggi nelle zone più remote del paese, ha servito ai tavoli di un ristorante e ha lavorato in una biblioteca.
Ha imparato l’inglese, ha imparato a conoscere il mondo del lavoro e il valore dei soldi.
Ma soprattutto ha imparato ad essere indipendente, ad avere una mentalità più aperta e a rispettare il prossimo senza guardare il colore della sua pelle, il suo accento, la sua professione o la sua educazione.
Mia figlia è diventata così grande in Australia, da farmi sentire quasi inadeguato come genitore.
Il viaggio le ha insegnato molto più di quanto avrei mai potuto fare io, perché un papà è necessario quando si è bambini, ma quando si ha vent’anni niente ti insegna meglio la vita quanto l’esperienza.
E viaggiare è l’esperienza più intensa, la più importante.
Questa lezione non l’ha imparata solo lei, l’ho imparata anche io. Con il passare del tempo, la sofferenza per la mancanza si è trasformata in entusiasmo: non volevo sentirla solo per sapere che era viva e stava bene, ma per conoscere il suo percorso.
Fremevo dalla voglia di scoprire i suoi piccoli successi: il primo colloquio in inglese, il primo lavoro in regola della sua vita, il primo stipendio, la prima serata fuori con amici australiani, la sua prima automobile.
In altre parole, il suo primo vero viaggio in solitaria.
E questo entusiasmo mi ha contagiato al punto di far crescere dentro di me un’idea folle e meravigliosa: perché non prendermi tre settimane di ferie e raggiungerla?
Gliel’ho proposto quasi timidamente, pensando che mi avrebbe detto in imbarazzo che era una pessima idea. E invece era felicissima, mi ha risposto di andare il prima possibile.
Così, caricato dalle sue parole di stima, sono partito davvero.
Un giorno di settembre, a 56 anni, mi sono imbarcato da Malpensa in direzione Australia. Non ero mai stato così lontano da casa, non prendevo un aereo da dieci anni e non parlavo in inglese da venti.
Ero spaventato e insicuro di fronte a questo mondo che va avanti così veloce, ma avevo dentro di me un’energia nuova, che mi aveva trasmesso mia figlia: quella di viaggiare e scoprire.
Mia figlia mi ha accolto all’aeroporto di Sydney e non ce l’abbiamo fatta: siamo scoppiati a piangere.
Mi ha detto grazie, mi ha detto che suo padre era proprio “cool“. Poi siamo partiti per un giro dell’Australia di due settimane, io e lei su un camper.
Abbiamo visto deserti sconfinati, laghi viola e canguri aggressivi. Abbiamo dormito sotto le stelle così come per vent’anni avevamo dormito sotto lo stesso tetto.
È stato bellissimo e indimenticabile. Quando penso che tutto questo non sarebbe successo se non le avessi permesso di partire, mi viene da urlare una cosa a gran voce: genitori, fate viaggiare i vostri figli!
FONTE: Blog Mangia Vivi Viaggia - LETTERA APERTA AI GENITORI: FATE VIAGGIARE I VOSTRI FIGLII

lunedì 5 giugno 2017

Onsen Giapponesi - Istruzioni per l'uso

Ciao a tutti.

Oggi vorremmo offrirvi qualche consiglio, basato sull'esperienza dei Travel Specialist, per l'utilizzo degli Onsen Giapponesi.

Per chi non sapesse di cosa si tratta:
I giapponesi sono appassionati di onsen fin dai tempi antichi e la cultura del bagno è parte integrante dello stile di vita giapponese. Si dice che un bagno negli onsen sia efficace nel trattamento delle lesioni, di varie malattie e per il recupero fisico. Se visitate un onsen, di solito troverete molti alloggi nei dintorni, tra cui i ryokan.



I frequentatori degli onsen devono fare il bagno completamente nudi, portando con sé nella zona di balneazione solo un piccolo asciugamano.
Il rito del bagno in Giappone è praticato tanto per il rilassamento quanto per l’igiene del corpo, e quindi è obbligatorio, prima di accedere ai bagni, che i visitatori facciano una doccia e si puliscano a fondo.

I bagni hanno normalmente ingressi separati per uomini e donne, chiusi da tende chiamate noren, che riportano le seguenti informazioni:  ‘’OTOKOYU’’ e ‘’TONOGATA’’ per gli uomini, e ‘’ONNAYU’’ e ‘’GOFUJIN’’ per le donne. Gli onsen misti sono rari e si trovano soprattutto nelle campagne.

Ma vediamo quali sono le regole principali da rispettare quando si frequenta un Onsen.

Se soggiornate in un ryokan a Kinosaki, riceverete un'entrata gratuita per tutti gli onsen.

Color che non hanno un passa possono togliersi le scarpe e metterle in uno degli armadietti che si trovano nella parte anteriore. A seguito possono entrare e acquistare un biglietto presso la reception o presso un distributore automatico accanto alla reception.

Ingresso negli spogliatoi
COSA FARE Entra nell'area della vasca. Quando si entra nel bagno, i bambini devono essere accompagnati da un adulto. Se necessario, i bambini piccoli possono entrare nella zona di sesso opposta.

COSA NON FARE Non entrare nel lato sbagliato. I lati sono codificati in colore diversi per renderne più facile il riconoscimento . Le tende rosse sono per le donne, quelle blu (a volte viola) per gli uomini.

All'interno degli spogliatoi
COSA FARE Nello spogliatoio devi trovare un armadio aperto, svestirti e mettere tutti i tuoi vestiti, tranne il piccolo asciugamano, dentro. Chiudere l'armadio e mettere la chiave sul polso. Porta il piccolo asciugamano con te nella zona del bagno.
Vi saranno forniti un asciugamano grande e uno piccolo.

COSA NON FARE I vestiti, compresi i costumi da bagno e la biancheria intima, non possono essere indossati nella zona balneare e all'interno dell' onsen. Lascia la tua fotocamera nell' armadietto, non sono consentite foto. Rispetta la privacy dei compagni di bagno.


Farsi prima la doccia
COSA FARE Nella zona bagno troverete un'area doccia. Sciacquare lo sgabello e sedersi. fatevi la doccia prima di accedere all'onsen.

COSA NON FARE Rimanete seduti quando si usa la doccia. Fare attenzione a dove spruzzate l'acqua. Fare attenzione a non spruzzare nessun altro.


Siediti e rilassati
COSA FARE Dopo aver fatto il lavaggio accertatevi di risciacquare tutto sia lo sgabello che la tua zona. Adesso puotete entrare nei bagni.
Se hai lunghi capelli, dovrai  legarli in modo che non tocchi l'acqua.
Se durante il bagno sentite caldo uscite dall'acqua e prendete un momento per raffreddarvi.
Mantenete l'asciugamano fuori dall'acqua, potete tenerlo in testa o affianco a voi.

COSA NON FARE Non lasciare che il tuo asciugamano o capelli tocchino l'acqua. Non nuotare, saltare o immergersi nell'acqua.
Non bere o mangiare in onsen.
Non radersi o lavarsi i denti dentro o vicino ai bagni.


Dopo il tuo bagno
COSA FARE Dopo aver fatto il bagno usare il piccolo asciugamano per asciugarsi un po 'prima di tornare negli spogliatoi. Una volta negli spogliatoi terminare di asciugarsi e vestirsi. Sono disponibili asciugacapelli. Speriamo che vi siate goduti il relax!


COSA NON FARE Non lasciare l'area doccia senza ascuigarsi bene dall'acqua in eccesso per evitare di creare pozzanghere e aree scivolose nello spogliatoio.


Oltre il bagno
Ogni onsen ha una zona salotto dove è possibile riposare, rinfrescarsi e attendere i propri amici. Prendete una bevanda come il latte di fragola o caffè, è molto rinfrescante.


Volete viaggiare in Giappone, scoprire questo fantastico paesem provare un onsen e soggiornare in un Ryokan? Lasciateci organizzare il viaggio!

lunedì 19 ottobre 2015

India - Il Turismo rurale e responsabile

Negli ultimi anni, il settore del turismo rurale in India ha segnato una forte crescita, grazie anche ai numerosi progetti finanziati e riconosciuti dal governo indiano. Il turismo rurale fornisce agli abitanti dei villaggi un ulteriore fonte di reddito necessaria per lo sviluppo delle loro comunità. I turisti, invece, sono in grado di interagire direttamente con la popolazione locale e avere una visione reale e diretta degli usi, costumi e tradizioni.
Percorrendo le vaste aree meno note e quindi meno turistiche dell’India, si incontrano popolazioni tra loro molto diverse, cresciute nel culto del proprio lavoro e nell’amore per la propria terra. Questi micro universi esprimono una cultura frutto di antiche tradizioni, di secolari manualità, di partecipe vita sociale.

L’India è un paese di grandi metropoli, ma la sua storia e la sua essenza è nelle immense aree rurali che la animano, nei villaggi dove artigianato, tradizioni, protezione della natura e ospitalità sono gli elementi distintivi e di valore. Nelle valli montane, nei grandiosi altipiani del centro, nelle infinite coste che bordano la penisola, lungo le imponenti vie d’acqua che la vivificano, nelle foreste che ospitano una vita animale altrove sconosciuta; persino nelle zone desertiche dell’ovest e, soprattutto, nelle campagne, vera essenza del mondo “rurale”. È l’India antica e attiva che affascina il visitatore.
L’ospitalità semplice e genuina, accompagna ovunque il visitatore e l’invito a “provare” il mestiere con l’artigiano di turno, crea quello scambio umano e culturale che fa di ogni incontro un avvenimento da ricordare in seguito.
La costruzione di un vaso, la tessitura di una seta, la scultura di un legno, la pittura di una tela, vedono il turista protagonista attivo in unione all’artigiano che compie il proprio lavoro e crea oggetti di altissimo pregio.
Ogni zona dell’India ha i suoi centri di produzione specializzati:
  • Banavasi, nel Karnataka, è nota per gli oggetti in bambù, in cocco, in legno di sandalo
  • A Kandangi e a Karaikudi, entrambe nel Tamil Nadu, si fabbricano indumenti e sari di cotone, le sete vengono tessute sia a Ikkat che a Pochampally, nell’Andhra Pradesh
  • Gli oggetti in ferro e in terracotta sono tipici di Nagarnar, nel Chhattisgarh
  • Le foglie di palma dipinte si ‘lavorano’ a Raghurajpur, nell’Orissa
  • La maglieria in cotone è tipica di Tirupur (Tamil Nadu), quella in lana ha il suo centro a Ludhiana (Punjab)
  • I tessuti a mano vedono il centro di produzione principale a Panipat (Haryana) e quelli per la casa a Kannur (Kerala)
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Un villaggio tradizionale indiano può essere fatto di fango, argilla, pietra, legno o bambù; dipende dal materiale che più facilmente è reperibile nella zona in cui è sorto. Il turista può scegliere di pernottare presso le case tradizionali del villaggio dove sarà ospite della famiglia locale.
info
  • Il governo indiano ha sviluppato e promosso 22 itinerari di turismo rurale che attraversano tutto il paese da nord a sud e ha selezionato 36 siti rurali che promuove attraverso il sito Explore rural India (http://incredibleindia.org/eri/)
  • Nel sito è possibile incontrare tutte le informazioni sui vari siti rurali e le organizzazioni di riferimento.
  • Le prenotazione dei tour o delle vacanze presso i siti rurali possono essere fatte attraverso i Tour Operator approvati dal Ministero del Turismo Indiano.

domenica 14 dicembre 2014

Ecuador fuori dai comuni itinerari: il Parco Nazionale Machalilla

Donne al Cuzco
Ogni paese dell’America Latina che ho visitato è un insieme di sfaccettature incredibilmente differenti, in termini di climi, paesaggi, popoli, cucine, lingue differenti. Non è affatto vero che spagnolo e portoghese dominano questa parte del continente americano, anzi è vero proprio il contrario: sempre di più si sta riaffermando una identità culturale diversa da quella portata dai conquistadores secoli fa, una identità che sta prendendo forza in molti paesi sudamericani a partire proprio dalle lingue indigene, le quali, pur essendosi disperse e impoverite nel corso del tempo, non sono affatto scomparse. 

E l’Ecuador non fa eccezione in quanto a varietà culturali, geografiche e naturali. Si tratta di un paese piccolissimo se lo si paragona con i due grandi paesi con cui confina, la Colombia ed il Perù; eppure ha una quantità tale di caratteristiche differenti da lasciare senza parole. E senza parole lasciano i paesaggi e le comunità che incontriamo in viaggio per questo paese.

Salar de Uyuni (Bolivia)
Machu Pichu (Perù)
La prima volta che ho pltrepassato il confine peruviano per arrivare in Ecuador, mi trovavo sulla costa del Pacifico: in un itinerario che da Buenos Aires avrebbe dovuto portarmi fino a Quito, nell’arco di circa quattro mesi, ormai non rimaneva che poco tempo. Ancora pochi giorni alla fine del viaggio, a quella data del volo aereo che mi avrebbe riportata in Argentina. Ignara che, nel giro di due soli mesi, sarei tornata in Ecuador per ragioni di lavoro e mi sarei fermata per un anno in quel paese, optai per godermi quell’elemento che più mi era mancato nella lenta risalita dalle colorate montagne del nord dell’Argentina, attraverso le vastissime saline boliviane, il magico lago Titicaca e le meraviglie archeologiche del Perù: l’oceano.

Cascate di Iguazù (Argentina)
Sembra incredibile ma ad un certo punto del viaggio, mi sfuggiva il senso del mio viaggiare. Solo dopo molto tempo l’ho ritrovato. Eppure, terminare in quell’angolino di costa del Pacifico mi sembrava la degna conclusione del mio vagare degli ultimi mesi. Scelsi la costa a sud dell’Ecuador semplicemente per una questione di stanchezza e di comodità; certo la mia insostituibile Lonely Planet ne parlava molto bene, dalle sue attrazioni naturali fino alla movida notturna di alcune zone turistiche; ma sicuramente questo paese dai più svariati climi e microclimi, offre una ricchezza di ambienti naturali e biodiversità ben più famose. Era l’ultimo paese che visitavo, gli avevo concesso solo pochi giorni e non sapevo che mi avrebbe affascinato alla prima superficiale occhiata!

Nella provincia di Manabì, si trovano Puerto Lopez e il Parco Nazionale Machalilla http://www.machalillanationalpark.com, di cui fa parte una meraviglia poco conosciuta di questo paese: la Isla de la Plata. Così chiamata, mi è stato detto, perché al loro arrivo i conquistadores spagnoli rimasero abbagliati dal luccichio argentato delle sue formazioni rocciose sotto il sole. Pensarono che fosse un’isola completamente rivestita d’argento: affamati di metalli preziosi com’erano dovevano essere in estasi. Difatti vi trovarono monili, oggetti e gioielli d’argento, ma sicuramente l’isola non era ricoperta d’argento. 

Isla de la Plata
La sua ricchezza reale è da ricercare invece nei resti archeologici, testimonianze soprattutto della presenza inca nell’isola, ma soprattutto nella sua ricca vegetazione e nelle varie specie di animali che ospita. Tra questi il singolare sula dalle zampe azzurre, un uccello tipico delle Galapagos, che si avvicina all’uomo, incuriosito e per niente spaventato. L’isola non è abitata, vi sono soltanto alcune guardie del parco. Le visite sono organizzate in modo tale da non disturbare il quieto vivere dei suoi pacifici abitanti e da non pregiudicare l’ambiente. Su quest’isola, situata a circa 50 km dalla costa, cresce l’albero di Palo Santo, che possiamo trovare in tutta questa regione: anche questo nome deriva dagli spagnoli, che, seguendo le indicazioni degli abitanti locali, iniziarono ad usarlo come rimedio per il mal di testa. Ormai lo si può trovare tranquillamente nei negozi di artigianato locale, sotto forma di incenso per profumare gli ambienti, essenza o olio per massaggi. Ci sono alcune spiagge, ma in generale l’isola è caratterizzata da scogliere impressionanti e frastagliate, circondate da un azzurro meraviglioso e onde spumeggianti!

Il Pacifico
Dalla cittadina di Puerto Lopez si possono organizzare escursioni per quest’isola, lungo la spiaggia vari negozi di artigianato locale – essenze e incensi di Palo Santo e monili fatti con lo Spondylus, un tipo di corallo rosso conosciuto come el oro rojo de los Incas – sono anche agenzie che si appoggiano alle cooperative di pescatori della zona per organizzare le escursioni in mare. Questo aiuta sicuramente l’economia locale e permette realmente ai viaggiatori di entrare in contatto con la gente del posto. Naturalmente le guide sono preparate e potranno raccontarvi storie curiose.

Puerto Lopez
Si può anche rimanere a crogiolarsi sotto le palme, in una bella amaca, sulla spiaggia di Puerto Lopez, gustando un succo naturale di qualche frutta tropicale – mango, papaya, ananas... – godendosi un bel tramonto sull'oceano.


O si può decidere di noleggiare una bici e andare verso nord, una decina di km dalla cittadina, ed arrivare fino al sitio de Agua Blanca, dove si può conoscere la storia delle popolazioni indigene della zona nel museo archeologico e rinfrescarsi facendo un bagno nella splendida piscina naturale nel cratere di un vulcano spento (http://museos.arqueo-ecuatoriana.ec/es/reportajes/3-generalidades/9-el-sitio-arqueologico-de-agua-blanca-y-su-museo). 

Sitio de Agua Blanca
Oppure ci si può spingere per qualche decina di km ancora, fino alla Playa de los Frailes, un percorso naturalistico, in cui si può camminare lungo sentieri ben segnalati attraverso la vegetazione, fino ad arrivare ad una serie di spiaggette coralline dove, con un po’ di fortuna, in alcuni periodi dell’anno si può assistere alle prime peripezie acquatiche di minuscole tartarughe marine appena nate.

Playa de los Frailes

Sulla spiaggia, ad un estremo di Puerto Lopez, per chi è interessato alla salvaguardia dell’ambiente e alla protezione di animali in via di estinzione, si può chiedere informazioni al riguardo ad un italiano, che da molti anni si è stabilito in questa zona e si occupa di progetti sociali, oltre a gestire la bellissima Hosteria Mandala, immersa nella vegetazione tropicale (http://www.hosteriamandala.info). Con la sua atmosfera calda, l’odore del legno, le amache e il suo cappuccino italiano, ci fa sentire immersi in un ambiente a noi familiare, ma con la consapevolezza di essere dall’altra parte del mondo.

Sitio de Agua Blanca
A pochi km a sud di Puerto Lopez ecco invece il paradiso locale dei surfisti, soprattutto statunitensi ed europei, ma anche argentini e brasiliani: Ayampe. Una volta lasciata la strada principale, in questa cittadina senza asfalto né grandi edifici, ma piccole case semplici e capanne di legno e palme, sembra davvero di entrare in un altro mondo e in un’altra epoca. 


La spiaggia di Ayampe
Non è ancora particolarmente sviluppata dal punto di visto turistico e questo, forse, è l'elemente che più affascina. Ma vi sono alcune struttire che, in perfetta armonia con l'ambiente e la gente del posto offrono un'esperienza di conoscenza dei costumi locali e allo stesso tempo un ambiente caldo e simpatico: come Los Orishas http://www.losorishashostal.com

Festa di paese




L'accoglienza delle persone è semplice e genuina, la spiaggia è ampia e selvaggia e con un po' di fortuna si riesce anche ad assistere ad una festa paesana con tanta cumbia e allegria!




martedì 15 luglio 2014

Argentina - un itinerario, mille idee per viaggiare

Eccoti qualche idea che può servirti da spunto per organizzare il tuo viaggio su misura in Argentina..

Sono tantissime le esperinze che potrai vivere in Argentina.
Qui vogliamo raccontarti un itinerario classico che parte dalla zona tropicale per scendere fino ai freddi ghiacciai del sud: Buenos Aires – Salto de Iguazù - Penisola Valdes – Ushuaia – El Calafate


Quando si pensa all’Argentina, non si può fare a meno di immaginare il Tango e i Gauchos ma quello che veramente affascina di questo paese sono le sue bellezze naturali. Si può passare da macchie tropicali ai ghiacciai eterni attraversando infinite pianure e scoprendo fauna selvaggia e città accattivanti. Questo è quello che si può fare in una quindicina di giorni di vaggio.


Buenos Aires
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La città più elegante del Sud America : Plaza de Mayo ed i palazzi che la circondano, Il Palazzo del Governo (Casa Rosada), il Municipio Antico (Cabildo) e quello moderno Teatro Colón, famoso teatro lirico che ospita i più grandi artisti del mondo sono solo degli esempi di ciò che potrete ammirare qui.
Potrete fare un giro a "La Boca", quartiere dove arrivarono i primi immigranti italiani, il Parco Palermo e l'elegante quartiere Recoleta e fare uno spuntino presso il famoso Bar la Biela, simbolo storico di questo Barrio, che raduna da sempre importanti figure dell’arte e della cultura locale.
Visitare l’interessante Museo Evita Perón e infine nello storico quartiere di Palermo Viejo, oggi simbolo della rinascita urbanistica di Buenos Aires e centro multiculturale della vita cittadina lasciarvi andare ad un insolito Tango o semplicemente godervi spettacolo di ballerini per poi percorrere le vie di Palermo Soho con i suoi ateliers e negozi di tendenza dove è possibile fare shopping e di Palermo Hollywood con le sue antiche dimore trasformate in moderni luoghi di incontro cittadino.

Salto de Iguazù
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Il parco Nazionale Foz do Iguazu è una delle maggiori riserve del Brasile. Ha un’estensione di 185.000 ettari. Si potrà camminare lungo le passerelle dal lato Brasiliano e osservare le incredibili viste panoramiche dell’isola San Martin e i salti d’acqua più imponenti (i Bozzetti, le Due sorelle, San Martin, i Tre Moschettieri) per poi arrivare alla Gola de Diavolo accompagnati da bellissimi e permanenti arcobaleni. Si possono acquistare dei souvenir in un negozietto e con un ascensore panoramico ritornare al livello della strada.
In alternativa si potrà visitare il lato Argentino del Parco (patrimonio dell’Umanita UNESCO). Dal centro accoglienza con un trenino si prosegue fino alla stazione di Cataratas per raggiungere a piedi tramite dei sentieri i principali punti panoramici. Dalla stazione Garganta con una passeggiata di 1200 metri si può raggiungere il punto dal quale è possibile ammirare uno dei più grandi spettacoli della natura. La Garganta del Diablo. E’ possibile fare un safari nautico dentro il Parco di Iguazù Inferiore per ammirare le cascate e i canyon dai loro piedi.

Penisola Valdes
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Potete imbarcarvi da Puerto Piramide nei battelli guidati da professionisti navigando il golfo dalle acque calme all’incontro delle balene australi. Proseguendo poi per Punta Delgada effettuare la discesa lungo le falesie alle spiagge per osservare la colonia di leoni marini. Lungo il vostro cammino non è raro incontrare la fauna tipica della zona quali ñandù, lepri e volpi. Concedervi un pasto a base di carne argentina presso il ristorante del Faro di Punta Delgada. Da non perdere la riserva di pinguini di Punta Tombo, che ospita la colonia di pinguini magellano più grande del mondo.

Ushuaia
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Visitare il Parco Nazionale Terra del Fuoco che si trova a circa 12km dalla città che protegge le specie vegetali tipiche della foresta delle Ande Patagoniche tra cui alcune varietà di faggi, frutti di bosco e piccoli fiori sparsi in un'area di 63000 ettari.
Potete concedervi un giro sul “Treno della Fine del Mondo” per un'indimenticabile percorso lungo i binari originali utilizzati fino al 1947 dai prigionieri del carcere di Ushuaia nei loro viaggi alla ricerca di legname per il riscaldamento. Raggiungendo la Bahia Lapataia si può sostare nel punto più a sud del continente americano da dove si può godere di una magnifica vista panoramica del Canale di Beagle.
Si può anche navigare lungo la Baia di Ushuaia, con bellissime vedute della città più australe del mondo passando dal Faro Les Eclaireurs e poi ancora Isola di Lobos, osservare i leoni marini nel suo habitat naturale, e poi ancora Isola degli Uccelli dove si possono osservare otarie, cormorani ed altre specie uniche da pochi metri di distanza.

El Calafate
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Tramite un moderno catamarano si può navigare tra Icebergs ed paesaggi imponenti con viste panoramiche della facciata occidentale del Ghiacciao Upsala e poi raggiungere tramite il Canale Cristina il punto di sbarco nella Estancia.
Qui è possibile visitare il Museo di Usi e Costumi della Estancia (antico capannone di tosatura delle pecore). Con veicoli 4x4 lungo un cammino di montagna arrivare al Rifugio di Ghiacci Continentali. Camminata di 30 minuti su un terreno di erosione glaciale, da questo punto avrete una vista privilegiata del fronte occidentale del Ghiacciaio Upsala, Lago Guillermo, del Ghiacciao Patagonico Sud e della Cordigliera delle Ande.
Potrete poi visitare il Ghiacciaio Perito Moreno, uno dei più grandi ghiacciai attivi del mondo, dichiarato dalla Unesco quale Patrimonio dell'Umanità. Attraverso ampie passerelle immerse in un meraviglioso bosco di faggi e fiori tipici della zona si arriva all’imponente ghiacciaio, di rara bellezza naturale.

sabato 3 maggio 2014

Perù amazzonico- Riserve di Pacaya Samiria - Riserve naturali incontaminate nella foresta

Quando si pensa al Perù si associa spesso al suo territorio andino e alle rovine Inca. In realtà il 60% del Perù è costituito dalla foresta amazzonica e questo stato è uno dei 17 pesi del mondo con la maggiore biodiversità. 

Il Perù amazzonico è un Perù meno conosciuto ma estremamente affascinanteLa foresta amazzonica in Perù può essere esplorata in due modi differenti a seconda se si sceglie il nord o il sud.

Questi luoghi sono dotati di straordinaria bellezza, i parchi peruviani come il Parco nazionale Huscarán, dichiarato Patrimonio naturale dell'umanità, ospitano un'impressionante varietà di flora, fauna, ghiacciai, lagune e cime innevate tra le più alte al mondo che attirano gli alpinisti di tutto il pianeta. Altri parchi sono stati creati per sviluppare opere di conservazione e di protezione delle specie in via di estinzione, per le loro caratteristiche foreste pluviali.


Nella ricchezza dei parchi del Perù, i visitatori in alcune zone potranno anche dedicarsi al turismo etnico condividendo attività comunitarie e altre mansioni rurali con contadini e nativi della zona.


 La Riserva nazionale Pacaya Samiria (RNPS) ha un'estensione di 2.080.000 ettari ed è situata nella depressione Ucayali, dove confluiscono i grandi fiumi Ucayali e MarañÓn, che danno origine al Rio delle Amazzoni. 
La parte sudoccidentale è delimitata da una fascia di colline basse che forma uno spartiacque con il fiume Huallaga.


Pacaya Samiria è la seconda area naturale protetta più grande del Perù ed è un vero paradiso per gli amanti dell'ecoturismo. La riserva preserva gli ecosistemi di boschi tropicali umidi che accolgono un'ampia biodiversità dell'Amazzonia e che la rende una delle meraviglie naturali del mondo

Il suo obiettivo principale consiste nel preservare le risorse della flora, la fauna e un'importante popolazione umana che trae vantaggio dalle sue risorse naturali. Al suo interno, comprende i bacini dei fiumi Pacaya, Samiria e Yanayacu-Pucate.


La maggior parte del suo territorio è costituito da foresta inondabile, con varie isole e "cochas" (lagune). La più visitata è la famosa cocha El Dorado, considerata il cuore della riserva con la maggior quantità di fauna nel basso bacino dello Yanayacu, meta turistica di punta della Riserva ed esempio del successo di imprenditoria nel turismo "vivencial", che porta il viaggiatore a partecipare in prima persona alle attività agricole, artigianali, sportive della comunità.



Navigando lungo i fiumi si possono ammirare manati, delfini rosati, scimmie e varie specie di altri uccelli, mammiferi e pesci.



Le temperature media mensile oscilla tra i 20 °C e i 33 °C. Il periodo delle piogge è da ottobre ad aprile e il periodo migliore per visitare la riserva è da maggio a settembre.

All'interno della riserva e delle zone circostanti, sono presenti varie strutture ricettive che offrono una serie di servizi sia di tipo standard che esclusivo.

Vi sono tre tipi di circuiti turistici principali:

  1. Cuenca Yanayacu-Pucate, dalla comunità 20 de Enero, passando da Nauta, fino alla famosa laguna El Dorado. è la zona in cui si trova la maggior quantità di rifugi e aree di accampamento lungo il fiume.
  2. Bacino basso e medio del fiume Samiria, visitando le lagune Yarina, Fortuna e Ungurahui. Inoltre, a San Martín de Tipishca, all'inizio del bacino, è possibile entrare in contatto con gli abitanti della comunità nativa Kukamakukamiria, che propongono parecchi circuiti da seguire, sia a piedi che in canoa.
  3. Bacino basso del Pacaya. Qui abbondano lagune e il bosco rimane inondato per gran parte dell'anno.


All’interno di questi parchi naturali è possibile svolgere molte attività tra cui: trekking, camminate, camping, speleologia, osservazione ornitologica, flora e fauna. Per ciascuna di queste sono presenti guide esperte.

Come si raggiunge il Parco Pacaya Samiria?
Per via aerea: da Lima a Iquitos è necessario prendere un volo di 1 h 50 m. Quindi raggiungere Nauta, su strada (3 h, circa), e da lì proseguire per via fluviale fino alla Comunità 20 de Enero (4 h in motoscafo, circa).

Per organizzare un viaggio in queste zone: www.viaggieviaggi.net/perù.aspx

Informazioni turistiche sul Perù:  www.viaggieviaggi.net/destinazioni/perù.aspx