Cerca nel blog

Le proposte del Travel Solution Club - Feed Rss - by Travel Specialist

domenica 19 novembre 2017

Facciamo viaggiare i nostri figli

Facciamo viaggiare i nostri figli.
So che di fronte a queste parole molti di voi diranno che è difficile. Qualcuno penserà subito all’aspetto economico, altri alla lontananza, altri ancora proveranno paura e vorranno cacciare questo pensiero.
Non vi preoccupate, è normale.
Io ero esattamente come voi quando mia figlia, dopo il primo anno di università, mi ha detto di voler partire per un anno all’estero.
Non potevo e non volevo accettarlo. Per me che sono vedovo, oltretutto, era quasi inconcepibile l’idea che la mia unica figlia se ne andasse.
Mi sono sentito abbandonato, ho pensato che avrei perso ogni punto di riferimento nella mia esistenza. Non potevo crederci e mi sono immediatamente opposto: le ho detto di no, che non appoggiavo la sua scelta e non volevo che se ne andasse.
Lei non ha fatto una piega, ha accettato e mi ha detto che non sarebbe partita, che non c’era nessun problema.
A quel punto, ho capito. Non lo dimenticherò mai quel momento, perché è stato lì che ho capito tutto: viaggiare non è una questione personale. Non è una fuga. È semplicemente un percorso di crescita.
E ora lo posso dire con certezza, con il famoso senno di poi: un giovane che non viaggia, non cresce!
Quella stessa sera non riuscii a dormire, nonostante avessi la certezza che mia figlia sarebbe rimasta a casa con me. Non dormivo perché pensavo alle opportunità che le stavo negando.
Proprio io che raccontavo con orgoglio di quella volta in cui da ragazzo partii per Londra per cercare fortuna, tornando a casa qualche tempo dopo con pochi soldi ma l’anima piena di belle cose.
Proprio io che provavo un senso di disagio talmente forte da rasentare la vergogna quando vedevo, sul lavoro, ventenni che portano il curriculum, carichi di speranze che verranno inevitabilmente infrante.
Proprio io che, guardandomi intorno in questa grigia città del nord Italia, mi chiedevo quale futuro potessero avere mia figlia e i suoi coetanei, sperando che almeno loro ne vedessero uno. Io non lo vedevo.
Quella stessa notte ho capito che non potevo fermarla.
Non potevo farle un torto del genere, non potevo mettere la mia persona a intralciare il suo percorso di vita. Voleva provare un’esperienza di un anno in Australia, e chi ero io per impedirglielo? Quale diritto avevo per infrangere sul nascere il suo sogno?
Viaggiare è costoso, è vero. Ma cari genitori, vi assicuro che non c’è nessuna formazione migliore per i vostri figli. I soldi che spendete per farli viaggiare sono i migliori soldi che spenderete nella vostra vita.
Lasciare andare un figlio è doloroso, è vero.
La distanza vi logorerà, vi farà stare male. Ma con il tempo capirete che non lo avete abbandonato, e soprattutto che lui o lei non ha abbandonato voi.
Forse ve ne renderete conto solo alla fine, quando lo vedrete tornare: avete lasciato partire un ragazzino e vi troverete davanti un adulto, che nella maggior parte dei casi sarà più felice e realizzato.
Non esiste una soddisfazione più grande di questa per un genitore. Non c’è niente di meglio, specialmente se hai deciso di essere parte di questa crescita e non di ostacolarla.
Vi chiederete come faccio a sapere tutto questo.
In quella famosa prima notte non ho chiuso occhio ma ho preso una grande decisione: avrei pagato il biglietto aereo per l’Australia a mia figlia.
Quando gliel’ho detto era incredula, ma aveva capito tutto ciò che avevo attraversato. Mi ha detto “ti voglio bene, papà” e in quelle parole c’è tutto quello che un genitore può desiderare.
È partita poche settimane dopo.
Non mi importava nulla che saltasse un anno di università, ciò che volevo era che vivesse un’esperienza che non avrebbe mai più dimenticato.
Le ho pagato il volo e le ho dato una piccola somma, ma le ho fatto capire che poi se la sarebbe dovuta cavare da sola una volta arrivata laggiù.
Fa male dire una cosa del genere alla propria figlia che si troverà da sola dall’altra parte del mondo, ma i sentimenti non dovrebbero mai ostacolarci nella strada verso i nostri obiettivi.
Mia figlia è stata in Australia per un anno intero.
Il primo periodo è stato difficile, passavo le giornate a chiedermi cosa facesse e se stesse bene. Non è stato semplice stare da solo, ma lo rifarei mille volte. Non cambierei una virgola, le direi di andare, divertirsi, conoscere il mondo e crescere.
Viviamo in un’epoca in cui tutto questo si può fare davvero, con qualche piccolo sacrificio.
Mia figlia ha lavorato in tre città diverse. Ha raccolto ortaggi nelle zone più remote del paese, ha servito ai tavoli di un ristorante e ha lavorato in una biblioteca.
Ha imparato l’inglese, ha imparato a conoscere il mondo del lavoro e il valore dei soldi.
Ma soprattutto ha imparato ad essere indipendente, ad avere una mentalità più aperta e a rispettare il prossimo senza guardare il colore della sua pelle, il suo accento, la sua professione o la sua educazione.
Mia figlia è diventata così grande in Australia, da farmi sentire quasi inadeguato come genitore.
Il viaggio le ha insegnato molto più di quanto avrei mai potuto fare io, perché un papà è necessario quando si è bambini, ma quando si ha vent’anni niente ti insegna meglio la vita quanto l’esperienza.
E viaggiare è l’esperienza più intensa, la più importante.
Questa lezione non l’ha imparata solo lei, l’ho imparata anche io. Con il passare del tempo, la sofferenza per la mancanza si è trasformata in entusiasmo: non volevo sentirla solo per sapere che era viva e stava bene, ma per conoscere il suo percorso.
Fremevo dalla voglia di scoprire i suoi piccoli successi: il primo colloquio in inglese, il primo lavoro in regola della sua vita, il primo stipendio, la prima serata fuori con amici australiani, la sua prima automobile.
In altre parole, il suo primo vero viaggio in solitaria.
E questo entusiasmo mi ha contagiato al punto di far crescere dentro di me un’idea folle e meravigliosa: perché non prendermi tre settimane di ferie e raggiungerla?
Gliel’ho proposto quasi timidamente, pensando che mi avrebbe detto in imbarazzo che era una pessima idea. E invece era felicissima, mi ha risposto di andare il prima possibile.
Così, caricato dalle sue parole di stima, sono partito davvero.
Un giorno di settembre, a 56 anni, mi sono imbarcato da Malpensa in direzione Australia. Non ero mai stato così lontano da casa, non prendevo un aereo da dieci anni e non parlavo in inglese da venti.
Ero spaventato e insicuro di fronte a questo mondo che va avanti così veloce, ma avevo dentro di me un’energia nuova, che mi aveva trasmesso mia figlia: quella di viaggiare e scoprire.
Mia figlia mi ha accolto all’aeroporto di Sydney e non ce l’abbiamo fatta: siamo scoppiati a piangere.
Mi ha detto grazie, mi ha detto che suo padre era proprio “cool“. Poi siamo partiti per un giro dell’Australia di due settimane, io e lei su un camper.
Abbiamo visto deserti sconfinati, laghi viola e canguri aggressivi. Abbiamo dormito sotto le stelle così come per vent’anni avevamo dormito sotto lo stesso tetto.
È stato bellissimo e indimenticabile. Quando penso che tutto questo non sarebbe successo se non le avessi permesso di partire, mi viene da urlare una cosa a gran voce: genitori, fate viaggiare i vostri figli!
FONTE: Blog Mangia Vivi Viaggia - LETTERA APERTA AI GENITORI: FATE VIAGGIARE I VOSTRI FIGLII

lunedì 5 giugno 2017

Onsen Giapponesi - Istruzioni per l'uso

Ciao a tutti.

Oggi vorremmo offrirvi qualche consiglio, basato sull'esperienza dei Travel Specialist, per l'utilizzo degli Onsen Giapponesi.

Per chi non sapesse di cosa si tratta:
I giapponesi sono appassionati di onsen fin dai tempi antichi e la cultura del bagno è parte integrante dello stile di vita giapponese. Si dice che un bagno negli onsen sia efficace nel trattamento delle lesioni, di varie malattie e per il recupero fisico. Se visitate un onsen, di solito troverete molti alloggi nei dintorni, tra cui i ryokan.



I frequentatori degli onsen devono fare il bagno completamente nudi, portando con sé nella zona di balneazione solo un piccolo asciugamano.
Il rito del bagno in Giappone è praticato tanto per il rilassamento quanto per l’igiene del corpo, e quindi è obbligatorio, prima di accedere ai bagni, che i visitatori facciano una doccia e si puliscano a fondo.

I bagni hanno normalmente ingressi separati per uomini e donne, chiusi da tende chiamate noren, che riportano le seguenti informazioni:  ‘’OTOKOYU’’ e ‘’TONOGATA’’ per gli uomini, e ‘’ONNAYU’’ e ‘’GOFUJIN’’ per le donne. Gli onsen misti sono rari e si trovano soprattutto nelle campagne.

Ma vediamo quali sono le regole principali da rispettare quando si frequenta un Onsen.

Se soggiornate in un ryokan a Kinosaki, riceverete un'entrata gratuita per tutti gli onsen.

Color che non hanno un passa possono togliersi le scarpe e metterle in uno degli armadietti che si trovano nella parte anteriore. A seguito possono entrare e acquistare un biglietto presso la reception o presso un distributore automatico accanto alla reception.

Ingresso negli spogliatoi
COSA FARE Entra nell'area della vasca. Quando si entra nel bagno, i bambini devono essere accompagnati da un adulto. Se necessario, i bambini piccoli possono entrare nella zona di sesso opposta.

COSA NON FARE Non entrare nel lato sbagliato. I lati sono codificati in colore diversi per renderne più facile il riconoscimento . Le tende rosse sono per le donne, quelle blu (a volte viola) per gli uomini.

All'interno degli spogliatoi
COSA FARE Nello spogliatoio devi trovare un armadio aperto, svestirti e mettere tutti i tuoi vestiti, tranne il piccolo asciugamano, dentro. Chiudere l'armadio e mettere la chiave sul polso. Porta il piccolo asciugamano con te nella zona del bagno.
Vi saranno forniti un asciugamano grande e uno piccolo.

COSA NON FARE I vestiti, compresi i costumi da bagno e la biancheria intima, non possono essere indossati nella zona balneare e all'interno dell' onsen. Lascia la tua fotocamera nell' armadietto, non sono consentite foto. Rispetta la privacy dei compagni di bagno.


Farsi prima la doccia
COSA FARE Nella zona bagno troverete un'area doccia. Sciacquare lo sgabello e sedersi. fatevi la doccia prima di accedere all'onsen.

COSA NON FARE Rimanete seduti quando si usa la doccia. Fare attenzione a dove spruzzate l'acqua. Fare attenzione a non spruzzare nessun altro.


Siediti e rilassati
COSA FARE Dopo aver fatto il lavaggio accertatevi di risciacquare tutto sia lo sgabello che la tua zona. Adesso puotete entrare nei bagni.
Se hai lunghi capelli, dovrai  legarli in modo che non tocchi l'acqua.
Se durante il bagno sentite caldo uscite dall'acqua e prendete un momento per raffreddarvi.
Mantenete l'asciugamano fuori dall'acqua, potete tenerlo in testa o affianco a voi.

COSA NON FARE Non lasciare che il tuo asciugamano o capelli tocchino l'acqua. Non nuotare, saltare o immergersi nell'acqua.
Non bere o mangiare in onsen.
Non radersi o lavarsi i denti dentro o vicino ai bagni.


Dopo il tuo bagno
COSA FARE Dopo aver fatto il bagno usare il piccolo asciugamano per asciugarsi un po 'prima di tornare negli spogliatoi. Una volta negli spogliatoi terminare di asciugarsi e vestirsi. Sono disponibili asciugacapelli. Speriamo che vi siate goduti il relax!


COSA NON FARE Non lasciare l'area doccia senza ascuigarsi bene dall'acqua in eccesso per evitare di creare pozzanghere e aree scivolose nello spogliatoio.


Oltre il bagno
Ogni onsen ha una zona salotto dove è possibile riposare, rinfrescarsi e attendere i propri amici. Prendete una bevanda come il latte di fragola o caffè, è molto rinfrescante.


Volete viaggiare in Giappone, scoprire questo fantastico paesem provare un onsen e soggiornare in un Ryokan? Lasciateci organizzare il viaggio!